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Occhio secco

Cos’è l’occhio secco?

L’occhio secco (o Dry Eye Sindrome) è un disturbo dovuto a scarsa (ipolacrimia) o alterata produzione di lacrime (dislacrimia): tutto ciò causa un maggior traumatismo dovuto al continuo movimento delle palpebre sulla superficie oculare ad ogni ammiccamento ed una insufficiente detersione della stessa da corpi estranei o germi.
Inoltre, vengono a mancare anticorpi e lisozima, componenti delle lacrime ad alto potere battericida: il rischio di contrarre infezioni, anche da germi comunemente innocui, è quindi assai elevato.
Alcuni questionari  agevolano abbastanza il lavoro anamnestico dello specialista che a sua volta potrà valutare il grado di severità di tale sindrome con una serie di test assolutamente semplici e non-invasivi sul soggetto affetto.
Le sindromi da occhio secco possono innanzitutto essere dovute ad un difetto della componente acquosa delle lacrime, le ipolacrimie vere e proprie; oppure possono  essere provocate da alterazioni quantitative o qualitative delle altre componenti delle  lacrime, pur in presenza di una sufficiente componente acquosa e queste sono le dislacrimie.
Le dislacrimie possono essere provocate da alterazioni qualitative e quantitative delle componenti lacrimali mucinica e lipidica o da fattori vari e complessi che chiameremo meccanici per la loro natura prevalente, quali le alterazioni dell’ammiccamento, le lenti a contatto, etc. a cui impropriamente bisogna aggiungere la ipoestesia.
Le ghiandole di Meibomio o ghiandole tarsali sono grandi ghiandole sebacee presenti nelle palpebre che secernono lipidi formanti lo strato superficiale del film lacrimale per proteggere l’evaporazione della componente acquosa.
Ciascuna ghiandola è costituita da circa 10-15 acini secretori nella palpebra superiore che secernono materiale lipidico attraverso piccoli dotti verso un condotto centrale sul margine palpebrale formante lo strato più esterno del film lacrimale.
La dermatite seborroica e l’acne sono spesso associate a blefariti croniche, ovvero una condizione predisponente alla Meibomian Gland Disfunction (MGD) che se non trattata può portare ad una atrofia progressiva delle ghiandole con sindrome da occhio secco (occhio secco evaporativo) e relativa infiammazione cronica oculare.
Anche l’impiego di farmaci per la cura dell’acne (antibiotici, isotretinoina) o di antistaminici, antidepressivi o di terapia ormonale sostituiva può condurre ad atrofia delle ghiandole del Meibomio con conseguente sindrome da occhio secco.
Tentando una classificazione, la Commissione Internazionale del National Eye  Institute ha diviso le sindromi in due gruppi: quelle in cui si ha un difetto della  componente acquosa (aqueous deficient dry eye) e quelle in cui la componente acquosa è prodotta in quantità sufficiente, ma eccessiva è la perdita (evaporative or aqueous adequate dry eye).

Sintomi

I sintomi più comuni dovuti alla sindrome da occhio secco sono bruciore, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, fotofobia, difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio e, nei casi più gravi, dolore e annebbiamento visivo.
Tutti questi disturbi aumentano in ambienti secchi, ventosi, polverosi o dove sono in funzione impianti di riscaldamento o di condizionamento.
Talvolta, i pazienti affetti da ipolacrimia lacrimano copiosamente: il liquido lacrimale è però molto acquoso, contiene poche componenti mucose ed evapora velocemente lasciando la cornea esposta all’azione di agenti esterni.
Generalmente vengono distinte due forme di sindrome da occhio secco:

* Primarie, cioè manifestazioni oculari di una malattia generale autoimmune, come ad esempio la sindrome di Sjögren, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la sclerodermia, ecc.
* Secondarie, dovute ad un’eccessiva vaporizzazione del film lacrimale (blefariti, congiuntiviti, uso protratto di lenti a contatto, ridotta secrezione senile, ridotta secrezione dovuta a farmaci, interventi chirurgici a carico degli annessi o del segmento anteriore, ipovitaminosi A, uso protratto di colliri).

Le cause più comuni della sindrome da occhio secco sono:

* Età avanzata.
La produzione di lacrime diminuisce con l’avanzamento dell’età per la progressiva atrofia delle ghiandole lacrimali.
La riduzione nella produzione basale, continua e costante, di lacrime e la conseguente irritazione degli occhi provoca spesso una eccessiva produzione di lacrime di riflesso.

* Sesso femminile.
Nelle donne tra i 40 e i 60 anni di età, probabilmente a causa dei nuovi equilibri ormonali indotti dalla menopausa, le ghiandole lacrimali vanno incontro ad una progressiva atrofia della loro porzione secernente.

* Ambiente.
Altitudini elevate, condizioni atmosferiche soleggiate, secche o ventose, ambienti in cui sono in funzione impianti di riscaldamento o di condizionamento dell’aria provocano un aumento dell’evaporazione delle lacrime, riducendo così la lubrificazione degli occhi.

* Lenti a contatto.
Il loro uso può aumentare notevolmente l’evaporazione delle lacrime, causando irritazioni ed infezioni. Sovente le soluzioni disinfettanti o lubrificanti per le lenti corneali possono indurre un’alterazione della componente ghiandolare lacrimale con alterazioni della produzione di lacrime.

* Farmaci.
Alcuni farmaci (ormoni, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti, farmaci per le malattie cardiache e per il trattamento delle ulcere, colliri per il glaucoma) possono inibire la produzione di lacrime.

Durante la visita oculistica il medico sottopone il paziente ad alcuni test per individuare le alterazioni qualitative e quantitative della lacrimazione, attraverso l’esame del film lacrimale.

I principali test effettuabili sono i seguenti:

* B.U.T.
* test di Schirmer
* P.R.T.
* test di Jones
* felcizzazione
* Tearscope

Terapia

Le sindromi da occhio secco sono estremamente varie per origine, quadro clinico e gravità; conseguentemente l’approccio terapeutico è decisamente complesso.
È importante comunque che il paziente beva molti liquidi durante la giornata, curi adeguatamente l’igiene del bordo palpebrale e mantenga un’adeguata umidità degli ambienti in cui vive, soprattutto se questi sono asciutti, riscaldati o ventilati.
Un farmaco che veramente permetta di curare la ipolacrimia è una sostanza che somministrata per via orale o sistemica stimoli le ghiandole lacrimali principali ed accessorie ad una secrezione quantitativamente e qualitativamente più corretta.
Allo stato attuale delle conoscenze questa sostanza non esiste, ma gran parte della ricerca è oggi indirizzata ad esplorare questa possibilità terapeutica.
Oggi, in caso di alterazione del film lacrimale, si pratica una terapia sostitutiva o correttiva a base di colliri o gel (lacrime artificiali) formati da sostanze che possiedono l’azione detergente, lubrificante e disinfettante delle lacrime naturali.
Fortemente sconsigliata è l’auto-prescrizione di colliri a base di lacrime artificiali; il meccanismo d’azione delle varie lacrime artificiali è infatti diverso: esistono sostanze ad azione diluente, di volume, stabilizzante, correttiva e nutritiva: la valutazione di un medico oculista permette un preciso inquadramento diagnostico ed una migliore prescrizione terapeutica anche se non sempre risolutiva poichè si procede, almeno nei primi tempi, con più tentativi finquando non si ottengono i migliori risultati in termini di comfort oculare.
Una corretta igiene palpebrale inoltre riveste notevole importanza per evitare l’insorgenza di blefariti croniche che con il tempo possono contribuire all’atrofia brogressiva delle ghiandole di Meibomio.
La terapia chirurgica, invece, più semplice e più usata nel trattamento delle sindromi da occhio secco consiste nella chiusura, provvisoria o definitiva, dei puntini lacrimali inferiore o superiori, per mezzo di piccoli tappi di silicone.
L’occlusione provvisoria con tappi riassorbibili è consigliabile per verificare se l’ostruzione delle vie di deflusso può essere in qualche modo utile per ridurre la sintomatologia del paziente (i tamponi inseriti nei condotti di scarico lacrimali si di dissolvono in 4-7 giorni); se tale rimedio si dimostra efficace, permettendo una migliore lubrificazione dell’occhio, si ricorre alla chiusura definitiva mediante l’uso di “punctum plugs” che tuttavia a volte possono presentare alcuni svantaggi come iinfiammazioni e sovrainfezioni.